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L'Odigitria

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L'Odigitria

Il santuario di Gibilmanna custodisce due preziose icone di Maria Odigitria: la più recente, cosiddetta bizantina, realizzata nella prima metà del XVII secolo, era stata sovrapposta ad una più antica dipinta verosimilmente durante la dominazione araba della Sicilia. Quest’ultima, venerata sotto il titolo di Santa Maria Iubilei Magni, si trovava nell’antica chiesa di Gibilmanna: ricollocata nella nuova chiesa costruita dai frati cappuccini, P. Urbano e P. Sigismondo da Pollina, fu poi coperta dall’icona cosiddetta bizantina fino al restauro del 2014-2015 che svelò l’immagine nascosta. Le due icone erano incavate nella parete sinistra della Cappella della Madonna di Gibilmanna.
L’icona ritrovata presenta un particolare: il volto di Gesù Bambino è stato come abraso, ma non ne consociamo i motivi, ma ci piace darne una lettura simbolica: Maria, guardando il volto del Figlio, vede riflesso il Lui l’immagine di tutti noi.

La Madonna Odigitria è tra le icone più celebri della Madre di Dio, venerata tanto in Oriente quanto in Occidente.
Il nome gli viene dal santuario mariano di Costantinopoli dove l’immagine era custodita, quello detto “degli odigoi” o delle guide, dal nome dei monaci custodi del santuario che facevano da guide ai frequentatori del santuario, in maggioranza ciechi, venuti a chiedere la guarigione alla Madonna. Col tempo il nome fu dato alla stessa Madre di Dio e alla sua icona che, usato nella forma femminile di “Odigitria”, le divenne un nome proprio. Ciò che aggiungeva lustro all’immagine era la sua fama di essere un ritratto fatto dal vivo a Gerusalemme dall’evangelista Luca mentre la Madonna era ancora in vita. L’icona originale dell’Odigitria è stata definitivamente distrutta dai Turchi nel 1453 quando la città di Costantinopoli fu da loro occupata. Di
essa sono rimaste numerose repliche fatte in diverse epoche e venerate in molte chiese dell’Oriente e dell’Occidente. I diversi paesi dell’Occidente cristiano venerano in diversi modi e con diversi titoli le immagini dell’Odigitria conservate in musei, chiese, santuari: così nella Francia, nella Germania, nella Spagna, nei Paesi Bassi, nella Polonia e, soprattutto, in Italia e a Roma. L’Italia e Roma ne possiedono una serie infinita, per la vicinanza delle coste italiane alla Grecia e alla stessa Costantinopoli, e per le molte vicende storiche che ne hanno fatto una terra di rifugio, oltre che di scambi e di commerci. Alcune di queste icone pretendono addirittura di essere lo stesso originale dell’Odigitria, pervenuto in Italia o durante l’iconoclastia (VIII-
IX secolo), o ai tempi della Quarta Crociata (1204) e dell’occupazione latina di Costantinopoli, o alla caduta della capitale dell’impero bizantino in mano ai Turchi nel 1453.