Introduzione metodologica
Questa relazione è stata redatta sulla base degli interventi vocali raccolti durante l’assemblea sinodale plenaria del 10 giugno scorso e dei verbali dei sei circoli minori di sabato scorso (24 giugno). Essa non annulla, né assorbe quanto è stato detto precedentemente nelle diverse fasi preparatorie del Sinodo e poi convogliato nel documento Vescovo e Popolo. In ascolto e in dialogo per una Chiesa sinodale.
Restituisco ai sinodali i loro interventi, provocati anche dalla relazione di don Calogero Cerami, invitandoli a ritrovarsi in essi a livello personale e a incontrarsi a livello comunitario per poi confrontarsi con gli altri sinodali nella discussione che segue. Ho cercato di mettere a fuoco le intuizioni e le proposte che, con una certa intensità e passione ecclesiale, sono risuonate in questa aula e nei circoli minori.
La relazione non è una prima bozza del documento finale dell’Assemblea sinodale in ordine all’Unità Pastorale Sinodale. Essa va certamente discussa, magari corretta ed emendata se ne è il caso; si presenta come un ulteriore sussidio che vuole aiutare ad operare un discernimento condiviso.
Vengono qui enucleate alcune prospettive rappresentate come priorità.
Negli interventi vocali e scritti non si sono registrate particolari tensioni, né sono emerse tentazioni divisive, piuttosto è stato espresso un unanime proposito di conversione pastorale e di riforma ecclesiale nel rispetto della diversità culturale e delle plurime modalità espressive delle tradizioni religiose locali.
I sinodali, ponendo domande e formulando attese, stanno avviando il processo sinodale. I verbali dei circoli minori e gli interventi in aula, riflettendo un’impronta trascendente, sono carichi di nomi, di volti e di esperienze ecclesiali e di fede vissuta.
La presente relazione vuole essere unicamente a servizio di un’ulteriore tappa del processo sinodale in corso e uno strumento pratico a servizio dello svolgimento dell’Assemblea sinodale; non intende chiudere questa fase di riflessione sinodale. Il suo obiettivo è di rilanciare il processo e l’incarnazione dell’Unità Pastorale Sinodale nella vita ordinaria della nostra Chiesa, cercando di identificare su quali linee lo Spirito ci invita a camminare con maggiore decisione come Popolo di Dio. Camminare insieme come Popolo di Dio, nella fedeltà alla missione che il Signore ha affidato alla sua Chiesa, è il dono e il frutto che dobbiamo chiedere per questa assemblea e per le assemblee successive. Lo scopo del processo sinodale è infatti di aprire orizzonti di speranza per il compimento della missione della Chiesa.
Il percorso sinodale avviato permette già di identificare e condividere idee ed aspirazioni, tenendo presenti le peculiarità delle situazioni che la nostra Chiesa vive nelle diverse realtà parrocchiali e territoriali. È intento condiviso che la Chiesa viva e porti avanti la sua missione con urgenza missionaria, mettendo in gioco la sua capacità di annunciare il Vangelo camminando insieme agli uomini e alle donne del nostro tempo, là dove si trovano, e che il Vangelo venga testimoniato camminando insieme a coloro i quali vivono in condizioni di particolare sofferenza.
Questa relazione, pur nella sua essenzialità e sinteticità, è un documento del Sinodo; è il riflesso immediato e plurale del sentire ecclesiale dei sinodali, non è il report di un’indagine sociologica, né si pone come una compiuta elaborazione di una visione teologica; esprime, in alcuni casi, indicazioni operative, traguardi e obiettivi. Essa si inscrive in un processo che è ancora in fieri ed è ancora all’inizio; compie però un ulteriore passo rispetto alle intuizioni raccolte lungo la prima e seconda fase del lavoro preparatorio al Sinodo, ripropone in modo più articolato alcune delle priorità come il primato dell’ascolto del Popolo di Dio, non in forma di asserzioni apodittiche o di dure prese di posizione, ma di proposte chiare e nette, declinate al condizionale e indicate come possibili iniziative. Esse sono rivolte al Vescovo e all’Assemblea sinodale, la cui autorità autorevole ha il compito di operare un discernimento nell’individuare i passi concreti successivi nel cammino sinodale.
In questa fase ciascuno ha sempre qualcosa da imparare. Vescovo e Assemblea sinodale: l’uno in ascolto dell’altra ed entrambi in ascolto del Popolo fedele e dello Spirito Santo, lo “Spirito della verità” (Gv 14,17), per conoscere ciò che Egli “dice alle Chiese” (Ap 2,7).
Punti fermi sul percorso sinodale e sulla valorizzazione della sinodalità
Nelle riflessioni assembleari si inizia a respirare aria di sinodo1. C’è stata una partecipazione attiva e proficua da parte di tutti i presenti2. Tuttavia emerge, ancora, una certa diffidenza da parte di qualcuno che non vede il Sinodo come punto di partenza, ma soltanto come punto di arrivo con decisioni preconfezionate3.
Durante questa fase si chiede che il Sinodo faccia una sosta per elaborare un metodo sinodale4 e per instaurare una conversazione nello Spirito come atmosfera che crei condivisione delle esperienze di vita e tempi di discernimento in una Chiesa sinodale.
Non bisogna temere il disaccordo e il contradittorio; in genere piace più l’accordo che il disaccordo. Nell’ambito musicale il disaccordo o la dissonanza sono però molto utili all’interno di una composizione che alla fine, come meta, punta certamente ad un accordo finale5.
La parresìa evangelica, animando il confronto sinodale, permette di superare il conflitto e la conduzione del conflitto come elemento di crescita. La forma espressiva dell’anonimato non è evangelica, cade nel nascondimento e nell’ ipocrisia6.
È emerso in modo più pressante il bisogno di un confronto più approfondito e di mettere in calendario altri incontri distribuiti nel tempo7. Il processo sinodale ha bisogno di tempi più lungi per camminare insieme8. Si fanno anche delle osservazioni critiche, sulle quali è stato detto che bisogna discuterle e affrontarle, perché se vengono ignorate o sottovalutate, si corre il rischio di avere solo formalmente adempiuto alla celebrazione del Sinodo9.
È altresì avvertita l’esigenza di conoscere e far circolare le esperienze sinodali vissute nella nostra Diocesi che possano incoraggiare ad andare avanti insieme10 e, soprattutto, viene espresso il bisogno di discutere e di prendere in attento esame in questa sede e in questo momento, prima dell’elaborazione e formulazione dei documenti finali, sul perché della poca convinzione sulla validità del Sinodo e in qualche caso resistenza al Sinodo e, in particolar modo, alla sinodalità11 per riflettere sui passi già compiuti nelle nostre parrocchie nel percorso pre-sinodale e sugli eventuali passi non ancora fatti, ma da compiere in un percorso sinodale che non può considerarsi compiuto12.
Stiamo ripensando l’essere e l’agire della Comunità diocesana, il cui paradigma ecclesiale è la fraternità che promuove la libertà e l’uguaglianza13. Secondo questa visione la Chiesa, famiglia di famiglie, racchiude il concetto di fraternità14. Se si sposa il modello di Chiesa come fraternità, occorre lo stile della fraternità, della conoscenza, della collaborazione e dell’Amore15.
Nella strutturazione delle Unità Pastorali Sinodali bisogna ispirarsi a Gesù Cristo […] a Colui che il Padre ha unto con lo Spirito Santo e ha costituito Sacerdote, Profeta e Re. L’intero popolo di Dio partecipa a queste tre funzioni di Cristo ed è investito da una conseguenziale responsabilità e corresponsabilità di missione e di servizio16.
È fondamentale, seguendo la Lumen gentium, ispirarsi al modello di Chiesa come popolo di Dio per fondare le Unità Pastorali Sinodali17, le quali devono incarnarsi, proponendosi come realtà profetiche sul territorio18; soprattutto è di fondamentale importanza la Celebrazione Eucaristica della domenica.
L’Unità non è uniformità, ma rivela la pluralità19. Sul modello trinitario, la pastorale sinodale interpreta l’insieme, il sun, non come e che rischia la separazione, né come tra che può cadere nell’inglobamento, ma come con che struttura la dialettica tra identità e alterità20.
La comunione, animando tutta la vita della Chiesa, si traduce in gesti concreti e si fa cammino sinodale; non è un fatto “amicale”; è la coscienza di appartenenza all’unico Corpo di Cristo che è la Chiesa popolo di Dio, animata con diversi doni e carismi dallo Spirito. Essa va alimentata con la Parola di Dio e l’Eucaristia. La formazione alla sinodalità deve essere permanente, iniziando dalla prima educazione nella fede21.
Nell’ambito della formazione nei diversi livelli si ritiene necessario, lungo il cammino formativo ordinario, lo stile e la prospettiva della sinodalità, illuminata dalla Parola e dal Magistero. Nella formazione alla ministerialità è auspicabile, per una Chiesa missionaria, investire maggiormente sulle diverse vocazioni, indicando iniziative e percorsi condivisi a livello diocesano. Si ritiene, pure, necessaria la riscoperta di una catechesi catecumenale22.
Il senso dell’unità della fede e nella fede, riflessa nel territorio, fa della Chiesa una realtà viva e bella; non sono le normative e le prescrizioni a fare della Chiesa la Sposa di Cristo, senza rughe e senza macchie, ma è Gesù Cristo stesso23.
Ascoltando il vento della profezia, dobbiamo chiederci se i presbiteri e i laici vivono ed incarnano una spiritualità sinodale. Se non c’è una spiritualità sinodale già consolidata si corre il rischio di creare danno come il forte vento dello scirocco24.
Il Vaticano II ha fatto scoccare l’ora dei laici, poi l’orologio si è fermato. Il percorso sinodale ha rimesso in moto l’orologio nella nostra diocesi, nelle nostre parrocchie?25. Non può essere sottovalutata la deresponsabilizzazione dei laici26.
L’attuale struttura parrocchiale è rigidamente e strettamente clericale e fortemente isolata e chiusa ad una possibile rete di parrocchie. Una vera conversione sinodale si può avere solo se il ruolo dei ministri ordinati e la loro ministerialità vengono ripensati in modo radicale, dando un vero e reale spazio alla componente laicale. Viene rivolta ai presbiteri presenti la domanda: come sognate la parrocchia sinodale? Cosa siete disposti a cedere alla partecipazione dei laici27.
Occorre un cambiamento di mentalità in ordine alla concezione tradizionale della parrocchia28.
Nella consapevolezza condivisa che è finito il tempo della parrocchia autosufficiente, è sempre più necessaria e urgente una conversione e una revisione pastorale che porti le parrocchie a camminare insieme, in uno stile di comunione e condivisione che può e deve diventare autentica testimonianza evangelica. Le parrocchie sono chiamate a vivere una fattiva collaborazione e una vera comunione tra loro, nel dono reciproco di risorse, esperienze e persone, in cui ognuno si senta chiamato a servire in spirito di corresponsabilità, senza rivendicazioni di sorta. L’unità della fede e nella fede va acculturata e inculturata in un determinato contesto e in determinati soggetti, liberi da ogni tipo di condizionamento che possa bloccare i nostri slanci verso il futuro, riscoprendo il volto di una Chiesa più libera dalle sue strutture per essere più presente nelle strade29.
Esistono tipologie diverse di parrocchia, come ad esempio, quella elettiva30.
Le comunità parrocchiali potranno riscoprirsi centri missionari nella misura in cui saranno capaci di volgere lo sguardo a chi ha bisogno di essere raggiunto “in situazione”, di spogliarsi di ogni logica autoreferenziale ed essere veramente “casa in mezzo alle case”, nel segno di un’arte della vicinanza che nasce da una conversione pastorale basata sull’annuncio della Parola di Dio, la vita sacramentale e la testimonianza della carità. Nello stile dell’ascolto reciproco e del dialogo, ci mettiamo in discussione, in un cammino di discernimento anche spirituale, che, a contatto con la Parola di Dio ci rende testimoni autentici, innamorati del Vangelo, aperti alle sorprese dello Spirito Santo31.
È importante che i laici assumano la loro corresponsabilità. Bisogna passare dalla collaborazione alla corresponsabilità32 e superare la polarità chierici e laici, che riflette una struttura di Chiesa gerarchica e non poliedrica. Il ministero ordinato deve essere liberato da impegni e responsabilità alieni dal servizio della Parola di Dio e dalla Liturgia33. Viene proposto di alleggerire il peso amministrativo ai parroci, nominando e assumendo dei professionisti per occuparsi delle pratiche burocratiche. In questo modo, ad esempio, i presbiteri avranno più tempo per occuparsi della crescita spirituale dei loro parrocchiani34. Si lamenta l’eccessiva burocratizzazione delle parrocchie35.
Si suggerisce, prima di proporre delle proposizioni costruttive sull’Unità Pastorale Sinodale, un confronto in aula sinodale sui punti di forza e di debolezza delle due Unità Pastorali Sinodali di Castelbuono e Gangi istituite ad experimentum. Si vuole sapere se la lettera del Vescovo Si va a pescare insieme sia stata recepita e come sia stata tradotta; inoltre, sulle due esemplificazioni di Unità Pastorale Sinodale, ci si chiede: Che ruolo hanno i laici? Il lavoro, l’ambiente sono campi privilegiati della pastorale? Come si vive la carità? Come si realizza il progetto educativo? Che ruolo ha la comunità?36.
Si fa notare che le “figure apicali” del Sinodo sono solo ed esclusivamente presbiteri; nessun laico o laica ricopre alcuna carica. Se il presidente è ovviamente il Vescovo, ci si chiede perché un laico o una laica non possano ricoprire il ruolo di segretario generale o di relatore generale o di moderatore dei laboratori sinodali? Emerge la figura del ministro ordinato che prende decisioni e siede negli scranni, mentre il laico e la laica sono relegati alla manovalanza: il caffè, portare i microfoni, fare le fotografie. Se si investe nella formazione dei laici e si crede nella loro formazione, bisogna che i laici abbiano pure uguali e pari opportunità. Il modello della Chiesa come poliedro: vale sempre o ci sono alcune volte in cui esso è sospeso?37.
È stata avanzata una proposta tecnica di metodo: la diretta per consentire una maggiore e migliore condivisione e la possibilità di fare pervenire in chat osservazioni; disporre una sezione lettere aperte al Sinodo in atto sul sito della Diocesi con incaricati a esaminarle e metterle in circolo38.
Si fa osservare che i sinodali non sono tutti teologi. Nel Sinodo mancano esperti che potrebbero portare il loro contributo39.
Per i prossimi appuntamenti, almeno per alcuni, si chiede la possibilità di sfruttare almeno una parte del pomeriggio, per ottimizzare gli spostamenti40.
Proposte sull’Unità Pastorale Sinodale
Viviamo immersi in una stagione di profondi cambiamenti, che possono generare nuove opportunità o far nascere forti resistenze. Serve una sinergia coraggiosa con le istituzioni e le agenzie educative del territorio per costruire un patto educativo condiviso, fondato sulla cura e l’attenzione alla persona, nella sua diversità e complessità. Si ravvisa la necessità di un dibattito continuo, anche tramite seminari, convegni, incontri vari su temi specifici di interesse comune. Un’attenzione particolare va dedicata alla presenza e al ruolo della scuola cattolica nel territorio41.
Nella costituzione delle Unità Pastorali Sinodali bisogna ripartire da Gesù Cristo ma prima è necessario conoscerLo; inoltre, è fondamentale la testimonianza42.
L’Unità Pastorale Sinodale non è una strategia di organizzazione della Chiesa locale, ma l’esperienza di poter trovare un’unità che abbraccia la diversità senza cancellarla, perché fondata sull’unione con Dio nella confessione della stessa fede. Questo dinamismo possiede una forza propulsiva che spinge per allargare continuamente l’ambito della comunione, ma che deve fare i conti con le contraddizioni, i limiti e le ferite della storia.
Per costituire una Unità Pastorale Sinodale, è stato detto che sia necessario uno studio attento sulla cultura locale e sull’aspetto antropologico e teologico43. È emersa anche l’idea di avvalersi di un’analisi sociologica, affidata a degli esperti e competenti e di uno studio storico antropologico-culturale che comprenda le tradizioni e la storia dei singoli paesi, al fine di garantire una struttura più aderente alle specifiche esigenze delle comunità locali. Alle indagini scientifiche, è altresì fondamentale aggiungere un approccio pastorale che si basi sull’ascolto della Parola e sulla docilità alla preghiera44.
Nella definizione delle UPS si ritiene fondamentale un’approfondita conoscenza ad ogni livello del territorio, un’attenzione particolare alla comunione presbiterale e l’ascolto preventivo delle comunità45.
Il Circolo Minore Verde Chiaro, del Settore Alte Madonie, propone all’Assemblea del Sinodo la seguente definizione di Unità Pastorale Sinodale:
L’Unità Pastorale Sinodale è un’unità di missione che valorizza, in un cammino veramente condiviso e di comunione, i doni e i carismi di ciascuna Comunità Parrocchiale e di ciascuna realtà ecclesiale presenti sul territorio, per l’annuncio del Vangelo e per esperienze di vita cristiana.
Sostenendo le esperienze di Pastorale Parrocchiale come reale e capillare cura degli uomini e delle donne che vivono o sono presenti nel territorio, l’Unità Pastorale Sinodale permette un reale cammino di Chiesa in uscita, presentando la ricchezza della Comunione fra realtà e contesti diversi. Essa permetterà la reale esperienza di un clima di aggregazione e condivisione che, grazie a iniziative forti, ben programmate e preparate anche nelle singole realtà ecclesiali, dia un orientamento unitario alla pastorale, fornendo sostegno alle Comunità in difficoltà, opportunità di formazione innanzitutto biblica, e poi teologica, culturale, spirituale, rispettando l’identità delle singole Comunità e favorendo il cementarsi di esperienze condivise46.
L’Unità Pastorale Sinodale, a partire dalle indicazioni pastorali del Vescovo, in una programmazione condivisa, è chiamata a offrire idee e obiettivi comuni, individuando anche quegli strumenti formativi e aggregativi da porre in essere per rispondere ai bisogni reali degli uomini e delle donne che abitano il territorio diocesano47.
Alcuni ambiti su cui ciascuna Unità Pastorale Sinodale potrebbe da subito avviare percorsi ed esperienze sono: annuncio del Vangelo in modalità missionaria; formazione biblica; percorsi di formazione degli operatori pastorali; formazione alla vita nello Spirito; sostegno agli operatori nell’ambito dell’amministrazione dei beni ecclesiastici48.
La Parrocchia, per la sua missione tra le case degli uomini, resta il luogo in cui coltivare le relazioni, alimentare il senso dell’appartenenza, curare la prossimità49.
Al tempo stesso, ponendo le fondamenta per la vita di Comunità, la Parrocchia ha un ruolo primario nell’educare alla Pastorale Sinodale nell’Unità con le altre Comunità e realtà50.
Ciascuna Unità Pastorale Sinodale avrà un Consiglio Pastorale Sinodale i cui membri saranno designati dai Consigli Pastorali Parrocchiali delle Parrocchie componenti l’Unità Pastorale Sinodale, coordinato da un Presbitero Parroco eletto dai Parroci dell’Unità Pastorale Sinodale ad triennium, coadiuvato da un Segretario e da un Direttivo eletti ad triennium all’interno del Consiglio Pastorale Sinodale51.
L’Unità Pastorale Sinodale non è una struttura, ma è un percorso per una sempre maggiore e consapevole prossimità. È quell’unità che stimola alla partecipazione per la missione e promuove l’annuncio comunitario del Vangelo. È necessario guardare all’Eucaristia come esempio e via di unità, di comunione, di convivialità e missione e alla prospettiva chiara e profetica dell’ecclesiologia del Concilio Vaticano II52.
L’Unità Pastorale Sinodale non nasce solo dall’alto, non è una sovrastruttura, né sostituisce la parrocchia, non rinuncia alla cura delle anime, rimandando a sovrastrutture ecclesiali; non risponde a interessi dettati dalla statistica numerica. Essa propone idee e progetti pastorali che oltrepassano i confini comunitari e temporali53; non si tratta di alleggerire il peso della cura delle anime nelle parrocchie, delegando a organismi interparrocchiali il concreto impegno pastorale, né comporta una omologazione o un livellamento di persone e di istituzioni, né propone una pastorale per appalto (una parrocchia dei giovani, una per i movimenti, una per la pastorale degli anziani…), piuttosto intende porre lo sguardo alto verso orizzonti comuni da raggiungere nei percorsi identitari e specifici di ogni singola realtà ecclesiale54.
Le Unità di Pastorale Sinodale non cancellano l’identità delle parrocchie, piuttosto ne esaltano i tratti identitari; radicate sul territorio, curano e promuovono relazioni umane, l’appartenenza, la condivisione di vita, venendo incontro ai bisogni della gente55, dando priorità alla vicinanza, escludendo il criterio del numero degli abitanti. Si richiede un cammino progressivo verso un’autentica integrazione, con particolare attenzione alle piccole comunità, facendo della Unità Pastorale Sinodale un’unica comunità ecclesiale56.
L’Unità Pastorale Sinodale, amando e servendo il Signore nel volto del Suo popolo, sta in mezzo e a contatto diretto con le tante problematiche del territorio, puntando sulla Parola, il Pane, i Poveri e investendo sulla catechesi, la celebrazione e la carità57.
Ogni Unità Pastorale Sinodale ha la propria peculiarità e unicità, esprime criteri condivisi ed è incarnata nel territorio58; esige una presenza consapevole, attiva e responsabile del laicato (Lumen gentium, 1), non comprende solo l’organizzare di servizi pastorali interparrocchiali; ha la passione dell’annuncio evangelico con spirito missionario, come il primato assoluto sull’organizzazione nella docilità allo Spirito59.
Le Unità Pastorali Sinodali hanno come obiettivi l’evangelizzazione e la formazione; la centralità dell’Eucaristia nel giorno del Signore; la fraternità che si incarna in forme plurali che sono da valorizzare laddove già esistono e laddove invece è urgente che nascano60.
Due sono le note essenziali per attuare le Unità di Pastorale Sinodale: il consenso e l’etero-referenzialità, il contrario dell’auto-referenzialità61.
Qualcuno chiede: l’Unità Pastorale Sinodale non suppone anche la presenza di una fraternità presbiterale e di comunità ecclesiali variamente articolate dove c’è un cuor solo e un’anima sola?62. Un altro si interroga e interroga: Chi l’ha detto che i presbiteri non devono vivere insieme?63. Ancora un altro ha affermato: le Unità Pastorali Sinodali sono un modo per far vivere insieme i preti?64.
Occorre intrecciare bisogni antropologicamente rilevati in modo “scientifico” sul territorio e uscire fino a raggiungere i diversamente credenti, i non credenti sull’esempio del “circolo dei gentili”. È importante mediare fede e cultura, gestendo meglio le iniziative improntate alla sola emozionalità65 e favorire l’ecumenismo e il dialogo interreligioso, presentando iniziative che promuovano l’incontro tra culture diverse; si può aprire il dialogo con gli stranieri, superando i timori e promuovendo l’accoglienza. Si fa anche notare l’importanza della Celebrazione Eucaristia domenicale nelle diverse lingue a Cefalù, dove risiede una significativa presenza di turisti stranieri. L’Ufficio di pastorale della Cultura può occuparsi di individuare uno spazio per accogliere gli studenti pendolari e la sensibilità pastorale può creare un luogo a Cefalù dove le persone possano incontrarsi e confessarsi con la disponibilità generosa di presbiteri lungo l’arco della giornata66.
La vocazione e la missione dei Santuari presenti sul territorio della Diocesi possono illuminare il senso e l’orientamento nella formazione delle Unità Pastorali Sinodali, la cui costituzione non può mettere in una posizione subordinata le comunità parrocchiali e i presbiteri rispetto a realtà più emergenti67.
Si fa la proposta di presentare una pastorale biblica integrata, fra parrocchie, vicariati e nell’intera Diocesi, ripartendo dalla prima Lettera pastorale del Vescovo68.
Occorre puntare sulla pastorale biblica, che coinvolga laici e presbiteri insieme, con un passo da lepre in modo da creare le Unità Pastorali Sinodali69. Le Unità Pastorali Sinodali non si creano per le esigenze del territorio o per inseguire mode del tempo. Si chiede un passo da lumaca per le Unità di Pastorale Sinodale70.
L’Eucarestia domenicale è il centro della vita della parrocchia e delle Unità Pastorali Sinodali; nei paesi in cui i numeri di bambini di Prima Comunione o di Cresima sono pochi, i sacramenti si possono celebrare insieme a turno all’interno della propria Unità Pastorale Sinodale; così possono essere promosse le celebrazioni comunitarie penitenziali, quelle delle feste patronali e la Veglia di Avvento e di Pentecoste. Alcune celebrazioni possono essere fatte in un Santuario o in una chiesa che è ritenuta punto di riferimento del popolo dell’Unità Pastorale Sinodale; in merito la dimensione profetica del Popolo di Dio, possono essere fatti incontri biblici (Lectio, catechesi sulla Bibbia), sulla liturgia o altri itinerari di formazione, quali, ad esempio, la formazione degli operatori pastorali e la preparazione al Sacramento del Matrimonio; infine, circa la dimensione regale, rivolta soprattutto ai poveri e sofferenti, attraverso la Caritas, può essere comunitaria, curando le case di riposo, gli anziani e i sofferenti presenti sul territorio della Unità Pastorale Sinodale, così gli ospedali con il servizio dei ministri straordinari dell’Eucaristia71. Possono essere formati degli organismi a supporto dell’attività del parroco, delle équipe che si occupino della pastorale giovanile, della pastorale dell’edilizia, della formazione permanente per i ministeri laicali, la pastorale familiare, i gruppi Caritas interparrocchiali e della liturgia72. Sarebbe opportuno creare occasioni di interazione fra i laici senza la mediazione del parroco73.
Qualcuno pensa che oltre alla nomina del parroco, il vescovo contestualmente possa nominare anche un’equipe di supporto, formata ad esempio anche dall’economo dell’Unità Pastorale Sinodale e da altre ministerialità individuate74.
Si ritiene necessario una verifica sui consigli pastorali parrocchiali, se funzionino correttamente, oppure esistano soltanto sulla carta. Si può creare a livello di vicariato un consiglio pastorale vicariale. Perché si riuniscono soltanto i presbiteri del vicariato senza il coinvolgimento di alcun laico?75.
Le Unità Pastorali Sinodali devono essere segno e testimonianza di una Chiesa missionaria, inclusiva, al passo coi tempi, capace di leggere criticamente i cambiamenti e le sfide del momento: devono caratterizzarsi per una pastorale inclusiva che sappia rendere protagoniste le nuove realtà sociali, familiari, giovanili. Le UPS richiedono un cambiamento del soggetto della pastorale, la capacità di saper essere sempre “in situazione”. La vita comunitaria delle UPS deve avere una dimensione umana, legata a luoghi che costituiscono centri di gravitazione della vita sociale: nell’ottica di una Chiesa poliedro, che non annulla ma armonizza le diversità e le rende risorse, ogni parrocchia mantiene la propria identità, il proprio carisma, e, con rapporti umani autentici, ne fa dono alle altre comunità. Le Unità Pastorali potranno configurarsi allora come una pluralità di comunità parrocchiali che camminano pastoralmente insieme in modo unitario sotto la guida di più sacerdoti, testimoniando anzitutto la comunione presbiterale: comunità vive, dinamiche, con una forte corresponsabilizzazione dei laici, con programmazione comune, con ritmi coordinati di vita, di iniziative e di strutture pastorali, con regole e indicazioni comuni nei diversi ambiti della pastorale (specialmente in ambito liturgico, per il quale si auspica un vero e proprio centro per ogni unità pastorale). Alcuni elementi sembrano essenziali per la vita delle Unità Pastorali: cura della spiritualità (Ascolto della Parola, Preghiera, Eucarestia), la responsabilizzazione dei laici, la pastorale di insieme, la formazione (umana, cristiana, biblica, ecclesiologica e conciliare)76.
Le Unità Pastorali Sinodali, per essere veramente segno di una Chiesa missionaria che cammina con Cristo e i fratelli incontro a Cristo e ai fratelli, devono caratterizzarsi per la presenza di un laicato autentico (Ad gentes, 21 – “La Chiesa non si può considerare realmente fondata, non vive in maniera piena, non è segno perfetto della presenza di Cristo tra gli uomini, se alla gerarchia non si affianca e collabora un laicato autentico”). Il coinvolgimento pieno e responsabile dei laici nella missione della Chiesa deve fondarsi su un dialogo fraterno, un confronto sereno, fondato sull’ascolto della Parola e l’Eucarestia. La riscoperta del discepolato di Cristo porterà a incentrare tutta la vita delle UPS su Gesù Cristo, a viverla come un servizio unico e totale a Lui e a sentire la gioia dell’annuncio in un’apertura missionaria al monco (EG). Sull’esempio della vita di Gesù, meditata attraverso la Parola, non può che scaturire spontanea l’attenzione ai poveri, agli ultimi, ai lontani, ai sofferenti, anche tramite le cosiddette opere-segno77.
L’unità di pastorale sinodale è un’unità di missione, una realtà in uscita per andare a cercare i lontani, non una diminutio che colmi le pigrizie pastorali. Deve essere, infatti, una realtà aggregativa che accomuni le parrocchie per alcune iniziative forti, che dia un orientamento unitario alla pastorale rispettando le direttive e le indicazioni diocesane per non essere difformi, senza che ogni parrocchia rinunci alle proprie peculiarità, alla propria identità anche legata alle espressioni della fede popolare78.
Dunque, l’UPS dovrebbe programmare iniziative comuni ed aggreganti (ad esempio: cammino formazione prematrimoniale, formazione operatori pastorali, settimana della fede, pastorale per i giovani, pastorale per le famiglie, edilizia per il culto) da mettere in atto e calare nelle varie realtà parrocchiali che la compongono, perché è la parrocchia il luogo in cui si coltivano le relazioni e si alimenta il senso dell’appartenenza, si cura la prossimità. Per tale programmazione comune che guardi sia alle esigenze del territorio che a quelle delle comunità di appartenenza si suggerisce la creazione di un Consiglio pastorale dell’unità di pastorale sinodale79.
Si sottolinea, inoltre, che nel veicolare questa nuova tipologia di fare pastorale possono essere corresponsabili, per un’azione più capillare, anche i gruppi, i movimenti e le associazioni presenti all’interno delle parrocchie stesse80.
Imprescindibile sarà inoltre la formazione unitaria, condivisa ma anche decentrata per permettere di raggiungere tutti81.
Conclusione
Il Sinodo è un evento di grazia, accoglie e raccoglie speranze, bisogni ed esperienze umane e cristiane, traducendole in progetti condivisi e in prospettive profetiche per l’avvenire della Chiesa di Cefalù82.
Sentire, condividere e promuovere il coraggio, la creatività, l’entusiasmo sono i sentimenti che animano il cammino sinodale in vista di percorrere strade nuove e di cogliere e raccogliere i frutti della creatività dello Spirito Santo, con la ferma volontà di abbandonare gli otri vecchi dell’abitudine e aprirci al fascino degli otri nuovi83.
È necessario rivedere e ravvivare il metodo, il linguaggio, l’ardore, la passione, per essere, ad un tempo, attivi nella contemplazione e contemplativi nell’azione84.
Papa Francesco confessa:
Continuo a sognare la Chiesa tutta missionaria e una nuova stagione dell’azione missionaria delle comunità cristiane. E ripeto l’auspicio di Mosè per il popolo di Dio in cammino: «Fossero tutti profeti nel popolo del Signore!» (Nm 11,29). Sì, fossimo tutti noi nella Chiesa ciò che già siamo in virtù del battesimo: profeti, testimoni, missionari del Signore! Con la forza dello Spirito Santo e fino agli estremi confini della terra85.
1 Settore Tirreno – Circolo Minore Blu, Verbale N° 2, Cefalù, 24 giugno 2023, 3.
2 Sintesi dei lavori del Circolo minore del “Settore Tirreno”, Cefalù, 24 giugno 2023, 1.
3 Ibidem.
4 Can. Salvatore Panzarella, Verbale della III Assemblea Plenaria del Sinodo Diocesano, 10 giugno 2023, 1.
5 Prof. Luigi Romana, Verbale della III Assemblea Plenaria del Sinodo Diocesano, 10 giugno 2023, 3.
6 Sac. Pietro Piraino, Verbale della III Assemblea Plenaria del Sinodo Diocesano, 10 giugno 2023, 3.
7 Dott. Giovanni Sapienza, Verbale della III Assemblea Plenaria del Sinodo Diocesano, 10 giugno 2023, 2.
8 Dott. Giuseppe Selvaggio, Verbale della III Assemblea Plenaria del Sinodo Diocesano, 10 giugno 2023, 5.
9 Dott. Giovanni Sapienza, Verbale della III Assemblea Plenaria del Sinodo Diocesano, 10 giugno 2023, 2.
10 Ibidem.
11 Ibidem.
12 Ibidem.
13 Prof.ssa Maria Antonietta Spinosa, Verbale della III Assemblea Plenaria del Sinodo Diocesano, 10 giugno 2023, 5.
14 Frà Mario Domina, Verbale della III Assemblea Plenaria del Sinodo Diocesano, 10 giugno 2023, 5.
15 Settore Tirreno – Circolo Minore Blu, Verbale N° 2, Cefalù, 24 giugno 2023, 2.
16 CCC 782. Citato in Assemblea del Sinodo Diocesano, Divisione in circoli minori, Pastorale giovanile, Verbale, Cefalù, 24 giugno 2023, 1.
17 Settore Tirreno – Circolo Minore Blu, Verbale N° 2, Cefalù, 24 giugno 2023, 3.
18 Ibidem.
19 Prof.ssa Maria Antonietta Spinosa, Verbale della III Assemblea Plenaria del Sinodo Diocesano, 10 giugno 2023, 5.
20 Ibidem.
21 Mons. Sebastiano Scelsi, Verbale della III Assemblea Plenaria del Sinodo Diocesano, 10 giugno 2023, 6.
22 Assemblea Sinodale, Circolo Minore Tirreno, Cefalù, 24 giugno 2023.
23 Frà Aurelio Biundo, OFMCap., Verbale della III Assemblea Plenaria del Sinodo Diocesano, 10 giugno 2023, 6.
24 Sac. Franco Mogavero, Verbale della III Assemblea Plenaria del Sinodo Diocesano, 10 giugno 2023, 7.
25 Dott. Giovanni Sapienza, Verbale della III Assemblea Plenaria del Sinodo Diocesano, 10 giugno 2023, 2.
26 Ibidem.
27 Prof. Luigi Romana, Verbale della III Assemblea Plenaria del Sinodo Diocesano, 10 giugno 2023, 3.
28 Sintesi dei lavori del Circolo minore del “Settore Tirreno”, Cefalù, 24 giugno 2023, 1.
29 Assemblea Sinodale, Circolo Minore Tirreno, Cefalù, 24 giugno 2023.
30 Sintesi dei lavori del Circolo minore del “Settore Tirreno”, Cefalù, 24 giugno 2023, 1.
31 Assemblea Sinodale, Circolo Minore Tirreno, Cefalù, 24 giugno 2023.
32 Settore Tirreno – Circolo Minore Blu, Verbale N° 2, Cefalù, 24 giugno 2023, 2.
33 Can. Salvatore Panzarella, Verbale della III Assemblea Plenaria del Sinodo Diocesano, 10 giugno 2023, 2.
34 Chiara Castello, Assemblea del Sinodo Diocesano, Divisione in circoli minori, Pastorale giovanile, Verbale, Cefalù, 24 giugno 2023, 1.
35 Verbale circolo minore “Valle del Torto, Cefalù, 24 giugno 2023. «I presbiteri sono alle prese con ristrutturazioni, manutenzioni, adempimenti fiscali. perché non pensare alla figura di un economo per una o più parrocchie (anche per UPS), laico, nominato dal Vescovo, che si occupi dell’amministrazione dei beni temporali in modo ufficiale con “onori e oneri”?». Ibidem.
36 Settore Tirreno – Circolo Minore Blu, Verbale N° 2, Cefalù, 24 giugno 2023, 2.
37 Verbale circolo minore “Valle del Torto, Cefalù, 24 giugno 2023.
38 Prof.ssa Maria Antonietta Spinosa, Verbale della III Assemblea Plenaria del Sinodo Diocesano, 10 giugno 2023, 5.
39 Settore Tirreno – Circolo Minore Blu, Verbale N° 2, Cefalù, 24 giugno 2023, 2.
40 Ibidem.
41 Assemblea Sinodale, Circolo Minore Tirreno, Cefalù, 24 giugno 2023.
42 Settore Alte Madonie – Circolo Minore Verde Chiaro – Verbale N° 2, Cefalù, 24 giugno 2023, 1.
43 Settore Alte Madonie – Circolo Minore Verde Chiaro – Verbale N° 2, Cefalù, 24 giugno 2023, 1.
44 Sintesi dei lavori del Circolo minore del “Settore Tirreno”, Cefalù, 24 giugno 2023, 1.
45 Assemblea Sinodale, Circolo Minore Tirreno, Cefalù, 24 giugno 2023.
46 Settore Alte Madonie – Circolo Minore Verde Chiaro – Verbale N° 2, Cefalù, 24 giugno 2023, 1.
47 Ibidem.
48 Ibidem.
49 Ibidem.
50 Ibidem.
51 Ibidem.
52 Mons. Giuseppe Marciante, Vescovo, Verbale della III Assemblea Plenaria del Sinodo Diocesano, 10 giugno 2023, 8.
53 Sac. Pietro Piraino, Verbale della III Assemblea Plenaria del Sinodo Diocesano, 10 giugno 2023, 3.
54 Ibidem.
55 Ibidem.
56 Sintesi dei lavori del Circolo minore del “Settore Tirreno”, Cefalù, 24 giugno 2023, 1.
57 Frà Aurelio Biundo, OFMCap., Verbale della III Assemblea Plenaria del Sinodo Diocesano, 10 giugno 2023, 6.
58 Dott. Giuseppe Selvaggio, Verbale della III Assemblea Plenaria del Sinodo Diocesano, 10 giugno 2023, 5.
59 Mons. Sebastiano Scelsi, Verbale della III Assemblea Plenaria del Sinodo Diocesano, 10 giugno 2023, 6.
60 Can. Domenico Messina, Verbale della III Assemblea Plenaria del Sinodo Diocesano, 10 giugno 2023, 7.
61 Sem. Gabriel Ewodo Evina Messomo, Verbale della III Assemblea Plenaria del Sinodo Diocesano, 10 giugno 2023, 7.
62 Frà Aurelio Biundo, OFMCap., Verbale della III Assemblea Plenaria del Sinodo Diocesano, 10 giugno 2023, 7.
63 Sem. Gabriel Ewodo Evina Messomo, Verbale della III Assemblea Plenaria del Sinodo Diocesano, 10 giugno 2023, 7.
64 Settore Tirreno – Circolo Minore Blu, Verbale N° 2, Cefalù, 24 giugno 2023, 2.
65 Prof.ssa Maria Antonietta Spinosa, Verbale della III Assemblea Plenaria del Sinodo Diocesano, 10 giugno 2023, 5.
66 Sintesi dei lavori del Circolo minore del “Settore Tirreno”, Cefalù, 24 giugno 2023, 1.
67 Sac. Giuseppe Murè, Verbale della III Assemblea Plenaria del Sinodo Diocesano, 10 giugno 2023, 3.
68 Can. Salvatore Panzarella, Verbale della III Assemblea Plenaria del Sinodo Diocesano, 10 giugno 2023, 2.
69 Sac. Franco Mogavero, Verbale della III Assemblea Plenaria del Sinodo Diocesano, 10 giugno 2023, 7.
70 Ibidem.
71 CCC 786. Assemblea del Sinodo Diocesano, Divisione in circoli minori, Pastorale giovanile, Verbale, Cefalù, 24 giugno 2023, 1.
72 Ignazio Cascio, Assemblea del Sinodo Diocesano, Divisione in circoli minori, Pastorale giovanile, Verbale, Cefalù, 24 giugno 2023, 1.
73 Chiara Castello, Assemblea del Sinodo Diocesano, Divisione in circoli minori, Pastorale giovanile, Verbale, Cefalù, 24 giugno 2023, 1.
74 Verbale circolo minore “Valle del Torto, Cefalù, 24 giugno 2023.
75 Ibidem.
76 Assemblea Sinodale, Circolo Minore Tirreno, Cefalù, 24 giugno 2023.
77 Ibidem.
78 Settore Alte Madonie – Circolo Minore Verde Chiaro – Verbale N° 2, Cefalù, 24 giugno 2023, 1.
79 Ibidem.
80 Ibidem.
81 Ibidem.
82 Sac. Pietro Piraino, Verbale della III Assemblea Plenaria del Sinodo Diocesano, 10 giugno 2023, 4.
83 Dott. Giovanni Sapienza, Verbale della III Assemblea Plenaria del Sinodo Diocesano, 10 giugno 2023, 2.
84 Frà Aurelio Biundo, OFMCap., Verbale della III Assemblea Plenaria del Sinodo Diocesano, 10 giugno 2023, 7.
85 Papa Francesco, Messaggio per la Giornata Missionaria Mondiale 2022, 1.